27/06/2025 - L'Ambiente
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Riparte con l'inizio della stagione estiva "Attenti a quei 4!", la campagna di monitoraggio delle specie invasive promossa dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e dall’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Ancona (CNR-IRBIM), in collaborazione con AlienFish e con il patrocinio e il supporto della Lega Navale Italiana.
Il contributo di diportisti, subacquei e di tutti i soci della Lega Navale Italiana, tramite i canali di segnalazione messi appunto per la campagna e tramite l'impiego in questa attività della nostra app iNaturalist-nauticAttiva, è fondamentale per il buon esito della campagna "Attenti a quei 4!”, volta a informare la cittadinanza sulla presenza di queste specie invasive nei nostri mari. Oggetto del monitoraggio sono quattro specie tropicali originarie del Mar Rosso potenzialmente pericolose per la salute umana quali il pesce scorpione, il pesce palla maculato, il pesce coniglio scuro e il pesce coniglio striato.
È possibile fornire indicazioni utili per riconoscerle, prevenire spiacevoli incidenti e contribuire al monitoraggio della loro diffusione documentando con foto o video la specie e inviando la propria osservazione tramite il link, oltre a caricarla sull'app iNaturalist-nauticAttiva. In alternativa sarà possibile utilizzare WhatsApp al numero di telefono +320 4365210 o i gruppi Facebook Oddfish - e Fauna Marina Mediterranea in collaborazione con il progetto Alienfish utilizzando l'hashtag: #Attenti4. E’ di poche settimane fa la pubblicazione sulla rivista scientifica Mediterranean Marine Science di uno studio, sempre a cura di CNR-IRBIM e ISPRA, che ha fornito un aggiornamento approfondito sulla distribuzione del pesce scorpione nel Mar Mediterraneo.
Secondo lo studio di CNR-IRBIM e ISPRA, la mappatura della presenza del pesce scorpione (Pterois miles) nel Mediterraneo aggiornata a marzo 2025 riporta 1.840 segnalazioni, provenienti dai diversi paesi del bacino. La specie si sta diffondendo anche nei mari italiani e il Mar Ionio si conferma come una delle aree più vulnerabili.