Nave Vespucci, rotta mediterranea. Intervista al comandante, il capitano di vascello Giuseppe Lai

31/05/2025 - La Cultura Marinaresca

L'intervista di Michele Valente e Tassos Mavris dal numero 1/2025 della rivista "Lega Navale"

 
 
Il Vespucci è partito da Trieste per il Tour Mediterraneo 2025. Qual è il significato di questa nuova impresa per la nave scuola della Marina Militare?
«Il significato del Tour Mediterraneo 2025 è in continuità con il Giro del mondo, che è iniziato il 1° luglio 2023 e si concluderà il 10 giugno di quest'anno a Genova. A Trieste è terminata la "fase intercontinentale" del Tour del Vespucci, che continua nel Mediterraneo con 15 tappe su 17 in Italia. Il Tour mondiale ha unito al tradizionale compito di formazione Nave Vespucci quelli di testimone dell'Italia e dell'italianità nel mondo attraverso le sue eccellenze. Con la partenza di Nave Vespucci da Genova due anni fa, il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha voluto che non fossero solamente la Difesa e la Marina Militare a navigare sul Vespucci in giro per il mondo, ma tutta l'Italia. Questa missione di raccontare l'Italia e gli italiani prosegue ora nel Mediterraneo».
 

Come si è sentito tornando a respirare l'aria del Mediterraneo? Qual è il mare dove si sente a casa?
«La sensazione di tornare nel Mediterraneo è stata forte. Siamo usciti dal Canale di Suez la mattina presto ed è stato un bellissimo risveglio, i primi giorni di febbraio, in rotta per Alessandria d'Egit-to. Abbiamo riconosciuto onde che sono diverse da quelle oceaniche e mari solcati in precedenza, come anche le temperature e il profumo. È stata una sensazione piacevole quella di essere tornati nel "Mare nostrum". Il mio mare, che è il primo mare che ho conosciuto, è quello della Gallura [zona nord-orientale della Sardegna, ndr] e di San Teodoro, in parti-colare. Il mare delle mie vacanze da quando ero un bambino di 5 anni. È questo il mio mare "di casa" perché legato intimamente ai ricordi dell'infanzia».
 
Ci sono figure di marinai che considera dei maestri?
«Non ho delle figure specifiche, veri e propri maestri, che sono stati centrali nella mia formazione. Considero maestri tutti i marinai che ho conosciuto durante la mia carriera, i comandanti che ho avuto in Accademia Navale e sulle navi, ma anche le tante figure di sottufficiali e marinai semplici da cui ho imparato molto.
Vorrei sottolineare come nella formazione siano importanti sia gli esempi in positivo sia quelli in negativo. Anche le esperienze negative sono un elemento di crescita importante. Sapere come non ci si deve comportare è altrettanto istruttivo».
 
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Quali doti dovrebbe avere un buon comandante?
«Un buon comandante deve saper ascoltare la nave e l'equipaggio, sia come singoli sia come collettività. Collegata a questa dote, c'è quella di sapersi circondare di buoni collaboratori. Essere capaci di far lavorare bene i propri collaboratori e creare quella che l'ammiraglio Horatio Nelson definiva "band of brothers" : persone che condividono quelli che sono gli intenti del comandante, con cui si ha un ottimo rapporto e senza le quali non potresti raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato».
 
Il 5 aprile 2024 Nave Vespucci ha compiuto un'impresa storica doppiando per la prima volta Capo Horn. Quali sensazioni ha provato con il suo equipaggio?
«In quei momenti le sensazioni sono state molto intime e non venivano esternate da parte dell'equipaggio. Mentre procedevamo verso Capo Horn eravamo tutti in silenzio. I propositi di parlarne sono stati messi a tacere fino al compimento dell'impresa. Dopo c'è stata una grande esplosione di emozione e di compiacimento da parte di tutti. La sensazione di aver doppiato per la prima volta Capo Horn ti lascia un attimo di smarrimento, ma poi c'è la realizzazione di aver compiuto qualcosa di storico. Collegandomi alla mia risposta precedente, vorrei aggiungere che quella di Capo Horn è stata un'impresa di tutti, non solamente del comandante o dei nocchieri. Dalla cucina alla parte logistica, fino ai motori: se non avessimo avuto il contributo di ciascun membro dell'equipaggio non saremmo riusciti nell'impresa che, sottolineo, è stata realizzata rendendo tutti protagonisti».
 

L'Amerigo Vespucci è più di un semplice "influencer"? Cosa ha osservato dalle reazioni dei visitatori stranieri nelle diverse tappe del tour mondiale?
«L'impressione principale che ho raccolto dai visitatori in giro per il mondo è quella di stupore e di meraviglia verso il Vespucci. Tutti osservano la nave per la sua bellezza e restano affascinati dai suoi particolari. Quando sono a bordo, la osservano con attenzione e si accorgono che è fatta di tanti particolari che riguardano tutti elementi funzionali: il golfare, la caviglia, la cima, la pazienza.
Non sono lì per bellezza, ma hanno tutti una loro funzione in navigazione e in porto. Restano stupiti da questo e anche dalla cura con cui questi componenti vengono manutenuti e conservati. Percepisci in loro un sentimento di sana invidia verso noi italiani che abbiamo a disposizione questo gioiello di 94 anni e riusciamo a farlo navigare. Altri riconoscono nel Vespucci un grande rappresentante della nostra cultura marinara e un'eccellenza italiana nel suo complesso. Si tratta di un sentimento buono, di profondo apprezzamento».
 

L'Italia, «paese di navigatori» con 8mila chilometri di coste, sembra essere ancora oggi poco consapevole dell'importanza della «risorsa mare». Come trasmettere alla popolazione, e soprattutto ai più giovani, l'importanza del mare?
«Ritengo sia importante portare gli italiani verso il mare e coinvolgere la popolazione, e in particolare i più giovani, in iniziative che riguardano il mare. La funzione più importante in questo ambito dovrebbe assolverla la scuola e tutte quelle associazioni e istituzioni, come la Lega Navale Italiana, che hanno nei giovani il loro pubblico di riferimento. Credo sia un obiettivo da perseguire nel lungo ter-mine, facendo maturare nei più giovani quella che è la conoscenza dell'ambiente marino. La risonanza avuta dal Giro del mondo del Vespucci ha sicuramente assorbito la loro curiosità e attenzione».
 
 
Comandante, chiudiamo con una domanda personale. Quali sono le sue passioni oltre al mare e alla navigazione?
«Mi piace molto la campagna e andare a passeggiare lì. Un'altra grande passione è quella per la cucina. Ho avuto la fortuna nel Giro del mondo di poter assaporare e vedere i modi di cucinare dei diversi Paesi che abbiamo visitato. Cucine spesso inaspettate, conosciute da noi nella loro interpretazione italiana.La cucina messicana e quella peruviana mi hanno colpito in modo particolare. Anche la cucina giapponese è stata una sorpresa, diversa da come viene proposta abitualmente in Italia».
 
 
 
Varata il 22 febbraio 1931 a Castellammare di Stabia e progettata dall'allora tenente colonnello del Genio Navale Francesco Rotundi, l'Amerigo Vespucci è l'unità più anziana in servizio nella Marina Militare. Il Vespucci svolge principalmente attività formativa per gli allievi dell'Accademia Navale, imbarcando periodicamente anche giovani appartenenti a enti e associazioni, tra cui la Lega Navale Italiana. Contri-buisce, inoltre, ad affermare e promuovere l'immagine e le eccellenze dell'Italia nel mondo. La lunghezza complessiva è di 101 metri e la superficie velica totale (24 vele) è pari a circa 2635 m?. Il motto della nave è «Non chi comincia ma quel che persevera», aforisma attribuito a Leonardo Da Vinci, assegnato nel 1978. E la seconda nave della Marina a portare il nome del grande navigatore fiorentino: la prima, infatti, era un incrociatore a vela in servizio tra il 1882 e il 1927.

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